Rialzo azionario e indebolimento del dollaro, bitcoin ne arte ne parte!
Martedì i mercati hanno mostrato un lieve recupero, con l’indice S&P 500 a circa il 2% dai massimi storici, sostenuto dalle nuove indicazioni sulla spesa in intelligenza artificiale provenienti dal gruppo dei “Magnifici 7”, che hanno favorito un rimbalzo dei prezzi. Il Dow Jones è avanzato nonostante il forte calo di Nvidia, mentre Meta e Google hanno intensificato la competizione siglando un accordo commerciale per lo scambio di chip, spingendo le azioni di Google vicine alla soglia dei 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione.
I dati sulle vendite al dettaglio hanno evidenziato una crescita pari a circa la metà di quanto atteso da Wall Street; le rilevazioni di settembre sono state pubblicate solo dopo la pausa operativa della Federal Reserve. In rialzo anche il comparto aereo, sostenuto dalle previsioni della National Oceanic and Atmospheric Administration, secondo cui quest’anno un numero record di 82 milioni di persone si sposterà per il Ringraziamento.
Sul fronte politico, il presidente della Camera, Mike Johnson, ha dichiarato che i repubblicani non sono convinti di accettare la proposta di Trump di prorogare di due anni l’Obamacare. Le azioni di Oscar Health e di altri assicuratori sanitari sono scese dopo che l’amministrazione ha smentito di stare valutando la misura nonostante la sua diffusione mediatica.

Rialzo azionario e indebolimento del dollaro

I mercati azionari sono avanzati e il dollaro si è indebolito dopo dati deboli sui consumi negli Stati Uniti e l’emergere di un funzionario favorevole ai tagli dei tassi come possibile nuovo presidente della Federal Reserve. L’indice MSCI All Country World ha esteso il rally per il quarto giorno consecutivo, riducendo le perdite mensili all’1,3%. I listini asiatici hanno guadagnato il 1,4% sulla scia di Wall Street, mentre i future su S&P 500 ed Europa indicavano ulteriori rialzi.
Obbligazioni in rialzo e prospettive sulla Fed

I Treasury hanno restituito parte dei guadagni della seduta precedente, quando Kevin Hassett, direttore del National Economic Council della Casa Bianca, era emerso come favorito alla guida della Fed. Il dollaro si è indebolito contro la maggior parte delle valute del G10, mentre l’oro — tipicamente favorito dai tagli dei tassi — è salito dello 0,9% a 4.166 dollari l’oncia. La sterlina si è rafforzata in attesa del budget della ministra delle Finanze britannica Rachel Reeves.
Miglioramento del sentiment dopo le vendite di inizio novembre

Il ritorno del momentum azionario segue le vendite di inizio novembre, scatenate dai timori di sopravvalutazione nel settore dell’intelligenza artificiale. Il sentiment ora migliora grazie a dati economici statunitensi ritardati che mostrano un raffreddamento dell’economia e a un numero crescente di funzionari Fed favorevoli a un taglio dei tassi. Gli operatori attribuiscono ormai oltre il 90% di probabilità a una riduzione dei tassi nella riunione di dicembre.
Debolezza dei consumi e forti aspettative di taglio a dicembre

La fiducia dei consumatori statunitensi ha registrato la maggiore flessione da aprile e le vendite al dettaglio di settembre sono risultate modeste, suggerendo un raffreddamento della spesa dopo mesi di domanda sostenuta. L’assenza di nuovi dati, dovuta alla paralisi amministrativa, accresce il peso delle ultime rilevazioni in vista della riunione di dicembre, mentre il governatore Stephen Miran ribadisce la necessità di consistenti tagli dei tassi.
Dollaro in calo e prospettive di indebolimento nel 2026

L’indice Dollar Spot ha perso lo 0,2% dopo la flessione dello 0,3% del giorno precedente. Secondo gli strategist di Bloomberg, il dollaro potrebbe affrontare una nuova fase di debolezza verso il 2026, quando il mercato anticipa tagli dei tassi da parte della Fed, mentre altre grandi banche centrali dovrebbero mantenere le posizioni. Hassett, favorevole a un allentamento immediato, è considerato politicamente allineato alle preferenze di Donald Trump per tassi più bassi.
Alibaba, HP e Dell

Alibaba ha registrato una crescita del 34% nel business cloud, compensando il calo degli utili dovuto ai maggiori investimenti in sussidi ai consumatori e data center per cavalcare il boom dell’AI. HP ha fornito una guidance inferiore alle attese e ha annunciato tagli tra 4.000 e 6.000 posti di lavoro entro il 2028 grazie a una maggiore automazione basata sull’intelligenza artificiale. Dell ha alzato le previsioni annuali per il mercato dei server AI, segnando una domanda ancora sostenuta per le infrastrutture dei data center.
Meta e Google scuotono il mercato dei chip AI con un maxi-accordo

Le azioni di Alphabet sono salite dell’1,53% martedì, avvicinando la società alla soglia dei 4.000 miliardi di capitalizzazione, dopo indiscrezioni secondo cui Meta starebbe preparando un acquisto massiccio di chip Google per i propri data center. Secondo The Information, Meta potrebbe investire miliardi di dollari in chip TPU destinati alle infrastrutture del 2027, mentre Bloomberg riporta che l’azienda sarebbe pronta a spendere circa 50 miliardi di dollari già il prossimo anno per unità Tensor fornite tramite Google. La prospettiva di una nuova competizione nel settore dei data center AI ha pesato su AMD (–4,15%) e Nvidia (–2,59%), nonostante quest’ultima abbia affermato di essere «generazioni avanti» e si sia detta entusiasta dei progressi di Google. Jim Cramer ha individuato Broadcom come potenziale vincitore finale dell’accordo, poiché i chip TPU provengono dai suoi stabilimenti. Sul fronte finanziario, Warren Buffett ha registrato guadagni significativi sulla posizione da circa 4,3 miliardi di dollari acquisita nel terzo trimestre in Google, con un rendimento stimato tra il 32% e il 66%, confermando ancora una volta la redditività delle sue scelte d’investimento.
Cosa si aspettano ora i trader crypto dopo il crollo delle Digital Asset Treasury

Le società di Digital-Asset Treasury (DAT), veicoli quotati progettati per accumulare criptovalute, sono diventate un termometro del sentiment del mercato dopo il peggior tracollo dal 2022. La loro capitalizzazione è scesa sotto il valore delle criptovalute detenute, alcune hanno effettuato buyback vendendo token per finanziarli e altre sono finite nel mirino di investitori attivisti come Paul Glazer. Anche Strategy Inc., guidata da Michael Saylor, subisce la pressione causata dal forte calo di Bitcoin di novembre, che pesa sulle sue azioni privilegiate emesse per finanziare gli acquisti.

Gli investitori ora cercano segnali che le società DAT abbiano toccato il fondo. Secondo Vincent Liu di Kronos Research, il punto di svolta si verifica quando cessano le vendite forzate, si stabilizzano i rimborsi e le strutture tornano ad acquistare criptovalute in modo significativo. Tuttavia, i premi rispetto al valore netto patrimoniale, un tempo caratteristici del settore, si sono quasi azzerati secondo i dati di Artemis, mentre gli investitori attivisti tendono a privilegiare misure favorevoli al prezzo delle azioni piuttosto che nuovi acquisti di asset digitali.
Un caso incoraggiante arriva da Bitmine Immersion Technologies, specializzata in Ether: il suo multiplo mNAV è sceso a 1 il 20 novembre dopo un crollo del 77% dai massimi di luglio. L’azienda ha reagito acquistando altri 69.822 token Ether per circa 200 milioni di dollari, una mossa premiata dal mercato con un rialzo azionario fino al 21%, il massimo da agosto.

Il settore resta comunque sotto pressione. Lo short seller Jim Chanos ha ironizzato sul fatto che Strategy non abbia comprato Bitcoin durante il recente sell-off, suggerendo che quel momento sarebbe stato ideale per accumulare. Intanto, i dati di Glassnode mostrano che le perdite realizzate dai detentori di breve periodo hanno raggiunto i 630 milioni di dollari al giorno, il livello più alto dalla crisi del 2022. Anche il patrimonio della famiglia Trump è sceso a 6,7 miliardi di dollari da 7,7 miliardi, in gran parte a causa dell’esposizione crescente alle iniziative crypto. A livello più ampio, alcuni esperti paragonano la complessità delle strutture finanziarie legate alle SPAC ai prodotti opachi che contribuirono alla crisi del 2008.
Il crollo crypto frena le IPO negli Stati Uniti mentre molte aziende rinviano la quotazione

I rendimenti delle nuove quotazioni statunitensi si sono indeboliti nel trimestre, con le IPO che hanno raccolto oltre 50 milioni di dollari in calo del 5,3% in media, contro un S&P 500 in rialzo dello 0,9%. Le società crypto quotate nel 2025 sono state tra le più colpite: i cinque gruppi del settore sbarcati in Borsa quest’anno hanno registrato una perdita media del 31%, rendendo più difficile la strada verso la quotazione per realtà come Grayscale Investments e BitGo Holdings.
La debole performance solleva interrogativi sull’accoglienza che Grayscale, che ha presentato domanda di IPO il 13 novembre, e BitGo, che ha fatto lo stesso il 19 settembre, potrebbero ricevere in un mercato che penalizza asperamente il settore. Secondo Josef Schuster di IPOX Schuster, gli investitori, gravati da pesanti perdite, considereranno probabilmente la crypto una delle aree meno appetibili. Pur non essendo costrette a rinviare la quotazione, le aziende potrebbero dover ridimensionare le valutazioni richieste.
Il crash delle criptovalute iniziato a ottobre ha cancellato oltre 1.000 miliardi di dollari dal valore degli asset digitali e le IPO crypto già mostravano risultati contrastanti. Gemini Space Station, la piattaforma dei gemelli Winklevoss, ha perso il 14% rispetto al prezzo di IPO, mentre eToro ha ceduto oltre il 20% dal debutto. Anche società che sembravano solide prima del crollo sono state trascinate in basso: Bullish è arretrata del 38% da ottobre e Circle Internet Group, molto popolare tra gli investitori retail, ha visto il titolo dimezzarsi. Figura una nota più positiva solo il fatto che Bullish, Circle e Figure Technology Solutions restano comunque sopra i livelli di collocamento.
La volatilità recente ha però prodotto un aumento dei volumi di scambio, con l’attività su Bitcoin salita ai massimi da marzo, un vantaggio per le piattaforme crypto. Nonostante ciò, diversi potenziali emittenti stanno già rinviando la quotazione: John Foraker, CEO di Once Upon A Farm, ha dichiarato di aver posticipato l’IPO al 2026, citando come ostacolo lo shutdown governativo.
La salute del mercato delle IPO nell’immediato, inclusa la possibilità di vedere nuove società crypto affacciarsi in Borsa, dipenderà anche dall’eventuale “rally di Natale”. Secondo il docente David Erickson, gli investitori, alle prese con portafogli in sofferenza, saranno disposti a puntare su nuove IPO solo se particolarmente differenziate. Guardando avanti, i banker prevedono un ritorno del tema crypto nel 2026: Kraken ha già depositato in via confidenziale la richiesta di IPO e, secondo Kevin Moss del Private Shares Fund, esiste una sorta di “molla compressa” di aziende pronte al debutto il prossimo anno in vari settori, salvo eventi straordinari.
Bitcoin e la scadenza options

Bitcoin oscilla questa mattina tra 87.500 e 88.000 USD con un lieve ribasso dello 0,15%, in un contesto di sentiment marcatamente negativo: il Fear & Greed Index è a 20 (extreme fear) e 24 indicatori tecnici su 31 risultano ribassisti (CoinCodex). Dopo aver testato gli 80.000 USD a fine novembre, in seguito a un crollo del 35% dal massimo di 126.000 USD, il prezzo mostra segnali di stabilizzazione grazie alla correlazione positiva con l’azionario, compresa tra 0,2 e 0,7 con S&P 500 e Nasdaq negli ultimi cinque anni (CME Group).
Le opzioni in scadenza oggi su Deribit (mensile, 153.778 BTC per 13,3 miliardi USD di notional) presentano un max pain a 102.000 USD e un put/call ratio di 0,66, indicativo di un positioning difensivo: solo il 26% dei contratti è in-the-money e il cluster ribassista su 80.000 USD potrebbe esercitare pressione se non arriva un rimbalzo, mentre la scadenza CME delle 16:00 (London) aumenta la volatilità grazie alla granularità degli strike.
Il periodo del Thanksgiving, storicamente caratterizzato da volatilità amplificata (-19,78% YTD per BTC contro +42% nel 2024), si combina con volumi ridotti e sentiment retail penalizzato dal wipeout da 1.000 miliardi USD, sebbene eventuali iniezioni di liquidità governative fino a 70 miliardi USD dalla riapertura USA possano favorire un rimbalzo pre-holiday, in linea con cicli precedenti.
La ripresa dei mercati azionari del 25 novembre (S&P 500 +0,91% a 6.765, Nasdaq +0,67% a 23.025, Dow +1,43% a 47.112), sostenuta da dati macro più soft (disoccupazione 4,3%, inflazione 3%), rafforza le aspettative di un terzo taglio Fed da 25 bps a dicembre (probabilità 70%, CME FedWatch) e di tagli cumulativi 2025 tra 75 e 100 bps, che in passato hanno generato rialzi del 20-50% su BTC (es. 2020-2021).
Le correlazioni elevate con il Nasdaq tech/AI (0,88 su 20 giorni) mantengono Bitcoin ancorato al risk-on, ma un eventuale aumento delle jobless claims oltre 225k domani potrebbe frenare il momentum. Nel complesso, Bitcoin appare come un asset high-beta compresso tra liquidità ridotta e ottimismo macro: le scadenze delle opzioni possono innescare un flush sotto 85.000 USD se il max pain non sostiene il prezzo, con il thin trading pre-Thanksgiving che accentua la pressione sul retail, mentre la forza dell’azionario—spinta da una Fed più dovish e da una correlazione a 0,7 con il Nasdaq—potrebbe fungere da catalyst rialzista imminente; i tagli dei tassi, che storicamente hanno trasformato BTC in una forma amplificata di “digital gold” (+150% post-easing), aprono spazio per un target 94-100k entro fine dicembre se riprendono gli afflussi negli ETF; impostazione positiva nel lungo periodo sulla struttura post-halving, con prudenza tattica tramite coperture put a 80k per navigare la volatilità delle festività, in un quadro di consolidamento sano prima della prossima gamba rialzista verso area 120k nel 2026.