💵 Il dollaro cancella i guadagni settimanali

💵 Il dollaro cancella i guadagni settimanali

Il dollaro ha annullato i guadagni settimanali a causa di nuove speculazioni secondo cui il presidente Trump preferirebbe una valuta più debole e potrebbe spingere altri governi ad accettare un rafforzamento delle proprie valute in cambio di accordi commerciali con gli Stati Uniti

La valuta americana ha infatti esteso le perdite dopo un rapporto su colloqui tra funzionari USA e sudcoreani riguardanti i tassi di cambio, facendo salire il won e lo yen e spingendo il Dollar Spot Index al ribasso, mentre i mercati temono che l’amministrazione americana adotti una linea più morbida sul dollaro per contrastare l’ingiusto vantaggio competitivo delle valute asiatiche.

Un incontro confermato tra il viceministro sudcoreano Choi Ji-young e l’assistente segretario al Tesoro USA Robert Kaproth ha alimentato le aspettative di un rafforzamento del won, con analisti che vedono nuovi motivi per scommesse rialziste sulla valuta sudcoreana, già sotto osservazione da parte del Tesoro USA per pratiche di cambio;

la Corea del Sud aveva infatti acquistato won a fine 2024 per contrastare il deprezzamento legato anche a tensioni politiche interne, mentre crescono le preoccupazioni che l’amministrazione Trump possa ora spostare il focus dalle guerre commerciali ai tassi di cambio, spingendo i partner a vendere dollari per riequilibrare le economie, in un contesto in cui anche il Giappone intende affrontare la questione e dove gli indicatori di mercato mostrano un sentiment sempre più ribassista sul dollaro, con strateghi come quelli di BBH che restano cauti su eventuali rimbalzi e prevedono impatti futuri sull’economia statunitense, mentre il won ha già guadagnato circa il 5% da inizio anno.

Il Dollar Spot Index ha registrato martedì il suo peggior calo in oltre un mese, con un ribasso dello 0,7%, invertendo il forte rialzo di lunedì dovuto alla temporanea tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina, mentre i trader hanno iniziato a dubitare della sostenibilità della forza del dollaro;

le posizioni nel mercato delle opzioni si sono orientate nettamente contro la valuta statunitense, con 61 miliardi di dollari in scommesse ribassiste contro i 55 miliardi rialzisti, e valute come la sterlina, il dollaro australiano e la corona svedese hanno guadagnato terreno, riflettendo un ritorno all'appetito per il rischio

molti investitori ribassisti sul dollaro sono stati colti di sorpresa dalle notizie sulla de-escalation tariffaria, che avevano inizialmente alimentato le speranze di un'economia statunitense più solida e di potenziali tagli dei tassi da parte della Fed.

Gli hedge fund hanno iniziato a ridurre le loro posizioni corte sul dollaro a causa della mancanza di nuova domanda rialzista nei mercati spot e delle opzioni, mentre l’ottimismo per la tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina ha temporaneamente danneggiato valute rifugio come yen e franco svizzero, favorendo invece posizioni ribassiste sul dollaro in opzioni legate a euro, yuan e corona norvegese

tuttavia, già martedì tale ottimismo si stava affievolendo, con molte istituzioni che prevedevano un proseguimento dell’indebolimento del dollaro:Deutsche Bank ha sottolineato la diffidenza di investitori istituzionali e banche centrali verso il rischio di concentrazione in asset statunitensi, mentre gli strateghi di JPMorgan hanno ribadito la validità del caso ribassista per il biglietto verde, nonostante un momentaneo sollievo dato dal rinvio tariffario;

l’incertezza legata alle tariffe rimane un fattore strutturale negativo per il dollaro e, sebbene la pausa nei rialzi della Fed possa offrire temporaneo supporto tramite il canale dei rendimenti, l’eventuale cambiamento nei dati macro potrebbe innescare una nuova ondata di debolezza.

Bank of America ha rivisto al rialzo le loro previsioni per il dollaro canadese rispetto al dollaro statunitense, consigliando operazioni in opzioni per trarre profitto da un ulteriore rafforzamento del loonie, che ad aprile è salito del 4,3%;

ABN Amro prevedono un declino a lungo termine del biglietto verde, aumentando le stime per euro e yuan, pur avvertendo — come nel caso degli analisti di Nordea — che i frequenti cambi di rotta dell’amministrazione USA mantengono alta l’incertezza sugli esiti delle politiche commerciali; nel frattempo, l’attività sul mercato delle opzioni è aumentata modestamente ma resta ben al di sotto dei picchi registrati in occasione di eventi clou come la sospensione del freno al debito da parte della Germania

la credibilità degli Stati Uniti come partner affidabile resta danneggiata, limitando i potenziali guadagni del dollaro; le inversioni di rischio continuano a suggerire una prospettiva ribassista per l’USD, rafforzata dalla previsione che vede un rischio crescente di stagflazione legato al protezionismo commerciale statunitense; a pesare ulteriormente sulla valuta martedì sono stati anche i dati sull’inflazione USA, risultati più deboli del previsto per il terzo mese consecutivo.